Orvieto - Lago di Corbara

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Orvieto

Orvieto sorge su una rupe di tufo che costituisce il relitto della stessa caldera che ospita il lago vulcanico di Bolsena. Il territorio fu abitato fin dal Paleolitico, come testimoniano i numerosi reperti ritrovati nel territorio comunale risalenti all’Età del Bronzo e alla prima Età del Ferro.

Ma parlare di Orvieto significa soprattutto cercare di ricostruire la nebulosa storia etrusca: gli archeologi l’hanno identificata come l’antica Velzna, una delle dodici città-stato dell’Etruria. Di questo periodo sono i cunicoli della cosiddetta Orvieto Sotterranea, cavità artificiali utilizzate anche in epoca romana, medievale e rinascimentale per lo stoccaggio e la captazione dell’acqua piovana, nonché la Necropoli del Crocefisso del Tufo – sita alla base della rupe orvietana e caratterizzata da tombe a camera con pianta rettangolare – e il Tempio del Belvedere, posto in prossimità del celebre Pozzo di San Patrizio. Quest’ultimo è una grandiosa opera pensata per assicurare alla città, in caso di calamità o di assedio, tutta l’acqua di cui avesse avuto bisogno. Fu voluta da Papa Clemente VII, reduce dal Sacco di Roma e desideroso di tutelarsi in caso di necessità, che affidò l’incarico a Antonio da Sangallo il Giovane che la realizzò tra il 1527 e il 1537.

Ma il primo pozzo di Orvieto è senza dubbio il Pozzo della Cava, una struttura di origine etrusca che Clemente VII volle riadattare per poter attingere acqua dalla sorgente. Il pozzo si trova in un complesso ipogeo di nove stanze comunicanti, ricche di evidenze archeologiche come una fornace per la maiolica e una cantina medievali, la tomba e la cisterna etrusche, nonché due grotte che si pensa facessero parte di una necropoli rupestre.

Il riuso di materiali, di luoghi e di strutture funzionali era prassi nell’antichità: basti pensare che le chiese più antiche di Orvieto – la Chiesa di San Giovenale (1004) e di Sant’Andrea (1013) sorgono sulle fondamenta l’una di un tempio etrusco e l’altra di un luogo di culto della civiltà villanoviana, una cultura della prima età del ferro che costituisce la fase più antica della civiltà etrusca.

Ma il gioiello della città è senza dubbio il Duomo, dedicato a Santa Maria Assunta, capolavoro tra i più rappresentativi del gotico italiano. La facciata, decorata da una serie di bassorilievi e sculture realizzate dall’architetto senese Lorenzo Maitani, presenta una serie di mosaici realizzati prevalentemente del XIV secolo. All’interno, la Cappella di San Brizio reca il celebre ciclo di affreschi sul Giudizio Universale di Luca Signorelli (1499-1502), nonché le Storie degli Ultimi Giorni avviate nel 1447 da Beato Angelico e da Benozzo Gozzoli e portate a termine dallo stesso Signorelli.

Ad Arnolfo di Cambio è invece attribuito il Mausoleo del Cardinale Guillaume de Braye, del 1282, collocato nella Chiesa di San Domenico.

Tra le architetture civili spiccano quelle del Complesso dei Palazzi Papali: il Palazzo Vescovile venne fatto erigere nel 977 da Benedetto VII presso una chiesa, quella di Santa Maria Prisca, la cui porta d’accesso si presume sia quella alla destra del duomo, conosciuta come Porta Soliana. In alcune stanze del pianterreno è ospitato il Museo Archeologico Nazionale, in cui sono conservate la Tombe Golini I e II, etrusche, risalenti al IV secolo a.C. Accanto al Palazzo Vescovile c’è il Palazzo Soliano, detto anche di Bonifacio VIII, voluto dallo stesso pontefice o forse dai cittadini di Orvieto che intendevano rendergli omaggio. Al piano inferiore è ospitato il Museo Emilio Greco, mentre a quello superiore si trova il Museo dell’Opera del Duomo. Fa parte del complesso anche il duecentesco Palazzo Comunale, rinnovato intorno al 1600.

Estremamente caratteristico è il Palazzo dei Sette, che richiama i sette rappresentanti delle arti, collegato alla duecentesca Torre del Moro che, con i suoi 47 metri di altezza, consentiva un’ottima visuale sull’intero borgo e sui castelli limitrofi, configurandosi di fatto come un perfetto strumento di difesa. La torre fu sede pubblica dei Sette Signori, ma ospitò anche Antonio da Sangallo il Giovane nel periodo in cui fu impegnato nei diversi lavori in città. Alla base della struttura sono incisi i versi danteschi che richiamano il sanguinoso conflitto tra la famiglia dei Monaldeschi e dei Filippeschi che, nel 1212, si scontrarono per il controllo di Orvieto.

Lago di Corbara

Originatosi dalla costruzione, negli anni Sessanta, della diga sul Tevere nata a scopi energetici, il Lago di Corbara, con le sue sponde lunghe e strette, si insinua fin quasi a Todi (Gola del Forello). Vi si praticano diverse discipline sportive come canottaggio, kayak, torrentismo, pesca sportiva, orienteering ed escursioni a cavallo.

Il lago fa parte del Parco Fluviale del Tevere, area naturale protetta istituita nel 1990 e gestita dal WWF.